La Storia di Don Caldone

Capitolo 2

Uscito dall’ospedale mi riportarono a casa. Che emozione! Lo stesso profumo proveniente dalla cucina, stimolandomi la fame! 

Nonostante fossi ancora in fasce, infatti, il mio nasino già funzionava perfettamente. Con un grido, disperato, segnalai a mia madre il mio estremo malessere. Avevo poppato poco prima, ma piansi disperatamente come se non avessi mangiato da giorni. Lei, ancora una volta, mi propose il suo seno, non mi bastava. Volevo di più.

Mamma mi teneva sempre in braccio durante tutte le sue faccende domestiche e quando arrivava il momento di cucinare, io davo di matto: iniziavo a piangere, Tutti quei profumi mi eccitavano, volevo assaggiare tutto. 

 

La prima ricetta, mi racconterà mia madre a distanza di anni, era orecchiette fatte in casa con le cime di rapa. Le volevo assolutamente! Ricominciai a piangere, del resto non parlavo ancora, che altro avrei potuto fare? Mia madre,ancora una volta, reagì allo stesso modo di sempre,sbottonandosi la camicia e mettendomi a tacere con quel suo grosso seno. “Non hai capito”, obbiettai tra le lacrime, ma per il momento mi rassegnai a bere del latte. I giorni diventavano settimane, le settimane mesi e ogni volta che mia madre cucinava potevo solo guardare, tutt’al più odorare, ma mangiare mai.

Dovevo trovare una soluzione. Avevo 4 mesi, mia madre era molto occupata nei preparativi per la cena di Natale e mi portava in braccio mentre cucinava. Io approfittavo di ogni sua anche minima distrazione per allungare le mani. 

Per la prima volta scoprii che col mio dito che prima d’allora non conosceva che il naso e la bocca, riuscii a prendere una ditata di salsa al pomodoro. Così assaggiai un ragù di carne mista: il sapore della carne aveva intriso la salsa, potevo sentire il maiale, l’agnello, il manzo, di cui riuscii persino a prendere un filamento.

 Grazie al talento di ma madre, che conosceva fin troppo bene il segreto di ogni buon ragù, la cottura a fuoco lentissimo, la carne era così tenera!

Sentivo le braciole farcite di aglio, prezzemolo e formaggio, com’è tradizione dalle mie parti. Che piacere! “Non voglio più mangiare latte” mi dissi, “ora so quello che voglio!” Mia madre non voleva sentire ragioni. Cominciai così ad allungare le mani ogni volta che potevo. 

Che Natale indimenticabile: mi addormentai sognando i sapori e gli odori che quella giornata mi aveva regalato.

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